“Nell’ambito degli sforzi per aumentare la resilienza dell’economia, il National Cyber Array e il Ministero della Salute intraprendono varie azioni per rafforzare la resilienza degli ospedali agli attacchi informatici e verificare anche oggi qualsiasi sospetto di tali attacchi. sono previste anche azioni proattive che comportano la sospensione temporanea dell’accesso remoto. Ciò non ha alcun effetto sulla funzionalità degli ospedali e l’assistenza ai pazienti continua normalmente.”
Con questo stringato comunicato stampa il Ministero della Salute Israeliano ha fatto sapere che diversi ospedali israeliani sono stati disconnessi dai server per prevenire la possibilità di subire attacchi hacker, soprattutto in un momento storico così delicato.
Non è chiaro se ci sia stato un attacco o se si tratti effettivamente di sola prevenzione.
Ad ogni modo dal 2021 in poi il sistema ospedaliero israeliano è stato più volte “bucato” da attacchi informatici di tipo ransomware, ma anche DDoS e leaking dei dati, tutti mirati alla compromissione delle informazioni personali dei pazienti, come per esempio quello avvenuto nei primi giorni di agosto in cui era stato violato, tra gli altri, il profilo del Primo Ministro Benjamin Netanyahu.
A maggio lo State Comptroller e Ombudsman dello Stato di Israele, Matanyahu Englman, ha organizzato ed eseguito, con un gruppo di hacker, un’operazione di intrusione ai server di un importante ospedale, riportando gravi carenze nei dispositivi di sicurezza, legate soprattutto alle apparecchiature dedite alla scansione ad ultrasuoni e alla risonanza magnetica.