Secondo uno studio condotto da Mozilla Foundation (creatrice di Firefox, noto browser multipiattaforma) le automobili – soprattutto negli Stati Uniti – sarebbero in grado di carpire i dati e le informazioni personali degli utenti, incluse attività sessuali, stato di immigrazione, razza e salute fisica.
Lo studio è stato condotto confrontando le politiche di privacy di 25 famosissime case automobilistiche, tra cui Mercedes, Audi, BMW, Tesla, Volkswagen, Toyota, Fiat Chrysler Automotive e Ford.
Le informazioni, stando a quanto riportato dalle stesse aziende in questione, vengono raccolte utilizzando sensori, telecamere, microfoni e altri dispositivi collegabili al veicolo e vengono poi rivendute a terzi.
Secondo lo studio un nutrito numero di case, circa l’84%, dichiarano di poter condividere i dati personali a fornitori di servizi, mentre il 76% affermano di poterli vendere. Inoltre, il 56% fornisce, anche tramite richiesta informale, le informazioni a governo e forze dell’ordine.
Gli unici due marchi oggetto della ricerca che sono risultati “puliti” per quanto riguarda i dati personali sono Renault e Dacia: è anche vero, però, che questi marchi vengono venduti solo in Europa, dove la legge sulla privacy del GDPR (regolamento generale sulla protezione dei dati), tutela tutti gli utenti.
Il team di Mozilla Foundation ha deciso di mandare alcune mail ai diretti interessati per capire le loro posizioni, ma le uniche risposte che hanno ricevuto (da Mercedes-Benz, Honda e Ford) contenevano informazioni vaghe e incomplete.