È stato attribuita ad un attacco hacker la catena di esplosioni contemporanee che ieri ha coinvolto i dispositivi cercapersone utilizzati dalle milizie di Hezbollah in Libano.
La deflagrazione dei dispositivi, che ha causato circa 4mila feriti e 11 morti, non ha avuto alcuna rivendicazione ufficiale, ma secondo fonti americane sarebbe stato approvato dal Primo Ministro israeliano Benjamin Nethanyahu.
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Gli esperti ipotizzano che l’attacco sarebbe avvenuto tramite una violazione dei sistemi di comunicazione sciiti da parte dello Stato ebraico: alcune persone appartenenti al Mossad avrebbero attaccato e manomesso una partita di cercapersone, privandole dei circuiti che, normalmente, ne impediscono il surriscaldamento. Una volta distribuiti i dispositivi, poi, un sovraffollamento del traffico di comunicazioni manovrato tramite malware avrebbe fatto esplodere i dispositivi.
Altre fonti citano delle piccole quantità di esplosivo nascoste all’interno dei circuiti e fatte deflagrare con un detonatore tutte allo stesso momento.
In ogni caso, questo attacco rimarca l’importanza fondamentale di difendere sia i sistemi IT che anche quelli OT, che sono strettamente connessi tra loro molto più spesso di quanto non si creda.
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