Con la crescita di tecnologia e servizi informatici, aumentano di pari passo anche i rischi legati alla cybersicurezza. Uno dei settori da non sottovalutare è quello dell’automotive, dal momento che le automobili comuni sono sempre dotate delle più recenti migliorie tecnologiche di cui il mercato dispone e sono sempre più connesse alla rete. Hackerare una macchina, dunque, potrebbe non essere una soluzione così remota.
Ciò a cui non si pensa, ma la cui rilevanza è altrettanto importante, è che anche il mondo dei veicoli commerciali corre lo stesso rischio: Levon Gasparian, CEO di Infopay e fondatore di IDStrong, ha spiegato il motivo per cui gli imprenditori a capo delle flotte di camion che ogni giorno battono le strade di tutto il mondo dovrebbero prestare molta attenzione.
Il cervello elettronico di un camion, chiamato CAN – Controller Area Network – è connesso ad ogni componente del mezzo per monitorarne i movimenti: dall’accelerazione alla frenata, passando per lo sterzo.
Insomma, il CAN è ad oggi una componente fondamentale del veicolo.
È evidente, però, che ciò rende il camion più esposto a dei possibili attacchi. Ancor di più se, come nel caso dei mezzi più datati, vi si può accedere tramite i cavi che passano dietro ai fari della motrice.
I costruttori dovranno così ingegnarsi per aggiungere i sistemi di sicurezza più all’avanguardia, come, per esempio, dei gateway.
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Tecnologia antiquata
Ad oggi, secondo uno studio, una buona maggioranza di costruttori di camion si affida agli standard di comunicazione SAE J1939, che definiscono il modo in cui i messaggi vengono inviati attraverso la rete di comunicazione del CAN.
Ciò fornisce agli ingegneri una standardizzazione che rende più facile la lettura dei dati, creando una sorta di codice universale per semplificare lo sviluppo delle migliorie del mezzo.
Va da se che una volta che un hacker decripta il codice di accesso del CAN di un veicolo, avrà la chiave per prendere il controllo di un’innumerevole serie di altri mezzi.
Un esempio portato dalla National Motor Freight Traffic Association ha dimostrato come un hacker possa compromettere l’impianto frenante di un camion scaricandone la fornitura d’aria pneumatica utilizzando semplicemente un paio d’antenne e un amplificatore, il tutto mentre l’autista teneva ben saldo il piede sul freno.
“Questo è stato possibile perché i controller dei freni del rimorchio sono stati sviluppati negli anni ’90 attaccando i chip del convertitore davanti al codice esistente, che è stato scritto negli anni ’80, ben prima che qualcuno si preoccupasse di prevenire gli hack informatici“, si legge in un articolo pubblicato dalla stessa associazione.
È di fondamentale importanza, secondo Gasparian, che i produttori di camion si attivino per sviluppare soluzioni di sicurezza che contrastino questi attacchi, mentre per gli imprenditori che posseggono le flotte il consiglio è quello di verificare che il proprio parco mezzi sia adattabile ai sistemi di cui sopra per essere sicuri di essere sempre protetti in caso di attacchi che possano mettere a repentaglio la vita dei propri autisti e delle persone che affollano le strade.
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