“Nel rispetto delle indicazioni delle Autorità, degli esperti di cybersicurezza e dei principi etici che da sempre contraddistinguono il nostro operato, SYNLAB conferma di non aver intrapreso alcun tipo di negoziazione, né tantomeno di aver pagato un riscatto all’organizzazione cybercriminale responsabile dell’attacco. SYNLAB rigetta fermamente l’idea di finanziare ulteriori futuri attacchi cybercriminali e criminali che minacciano le infrastrutture critiche, la privacy dei pazienti e la sicurezza nazionale.”
Questo è quanto si apprende dal comunicato stampa rilasciato da Synlab Italia, leader nella fornitura di servizi di diagnostica medica, che il 18 aprile aveva subito uno spaventoso data breach che ha portato al furto di 1,5 TB di dati.
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Scegliendo di non negoziare e non pagare il riscatto richiesto, il gruppo cybercriminale Black Basta, già noto alle forze dell’ordine di tutto il mondo, ha tenuto fede alla sua minaccia e ha diffuso l’intero ammontare dei dati trafugati sul dark web.
L’azienda sanitaria continua a lavorare al fianco delle Autorità competenti, per cercare di realizzare la reale portata del danno e per poter identificare e avvertire tutte le vittime del leak di dati.
Synlab ha poi messo in guardia dallo scaricare o condividere i dati sensibili rubati qualora se ne entrasse in possesso, per evitare di incorrere in sanzioni previste dalla Legge.
Questo comunicato ha fatto storcere il naso ad un bel po’ di gente: sui social, parecchi utenti hanno commentato affermando di essersi sentiti presi in giro e “minacciati” da un’azienda che invece avrebbe dovuto proteggerli.
In ogni caso, nel giro di qualche giorno, tutti gli utenti coinvolti dal furto di dati dovrebbero essere contattati e avvertiti.
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