La Fondazione Proton, organizzazione svizzera no-profit che ha l’obiettivo di rendere internet un posto migliore, insieme al leader globale nella protezione dai rischi di furti di identità digitali guidati dall’intelligenza artificiale Constella Intelligence, hanno firmato un report secondo cui nel dark web, tra le migliaia di dati sottratti ai cittadini italiani, ci sarebbero anche 91 indirizzi di posta elettronica, con tanto di password, appartenenti a parlamentari italiani.
Stando a quanto riportato nel report, 73 onorevoli e 18 senatori avrebbero utilizzato i propri account istituzionali per iscriversi a siti che sono poi stati hackerati nel tempo, come per esempio Linkedin, Adobe e Dropbox, ma anche Badoo o altri siti di incontri. Il risultato è stato che questi dati sono stati diffusi 402 volte. Appena accortosi di queste violazioni, Proton ha sollecitato questi parlamentari per fare in modo che venissero cambiati i dati di accesso.
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Non è la prima volta che le Istituzioni italiane diventano vittime dei cybercriminali: nel 2022, Killnet, collettivo hacker filo-putiniano specializzato in attacchi DDoS aveva rivendicato gli attacchi cyber che avevano colpito i siti del Parlamento, delle forze armate e dell’Istituto Nazionale di Salute.
Secondo gli esperti le cause di queste continue violazioni concorrono tra l’impreparazione della classe dirigente e l’eccessiva vulnerabilità della infrastrutture digitali.
Ciononostante, le credenziali dei parlamentari di Francia, Inghilterra e Strasburgo sono presenti sul dark web in quantità molto superiori rispetto a quelle italiane. La speranza è che con le nuove direttive europee, come la NIS 2 – che è stata recepita il 17 Ottobre 2024 – l’Europa possa virare verso una maggior consapevolezza per quanto riguarda la sicurezza informatica.
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